" Oh Grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento, il cui respiro da vita a tutte le cose. Ascoltami; io ho bisogno della tua forza e della tua saggezza, lasciami camminare nella bellezza, e fa che i miei occhi sempre guardino il rosso e purpureo tramonto.Fa che le mie mani rispettino la natura in ogni sua forma e che le mie orecchie rapidamente ascoltino la tua voce. Fa che sia saggio e che possa capire le cose che hai pensato per il mio popolo. Aiutami a rimanere calmo e forte di fronte a tutti quelli che verranno contro di me. Lasciami imparare le lezioni che hai nascosto in ogni foglia ed in ogni roccia. Aiutami a trovare azioni e pensieri puri per poter aiutare gli altri.Aiutami a trovare la compassione senza la opprimente contemplazione di me stesso. Io cerco la forza, non per essere più grande del mio fratello, ma per combattere il mio più grande nemico: Me stesso. Fammi sempre essere pronto a venire da te con mani pulite e sguardo alto. Così quando la vita appassisce, come appassisce il tramonto, il mio spirito possa venire a te senza vergogna."
Preghiera per il Grande SpiritoAnonimotramandata da Tatanka Mani (Bisonte che Cammina)(1871 - 1967)Assiniboine
Native Americans Today
In questo blog troverai tantissime informazioni sulla realtà odierna dei Nativi Americani... Regalaci e regalati qualche minuto... "Sfogliaci"!!!
NATIVE AMERICANS 4 OBAMA !
giovedì 30 aprile 2009
FINCHE’ LE ROCCE RESTANO
(Canto Sioux)
I miei parenti pensano di separarmi
dalla ragazza che amo.
Abbiamo giurato di amarci
Per tutta la vita.
I loro ordini sono inutili: noi ci vedremo
finché dura il mondo.
Si, dicano e facciano quello che vogliono,
noi ci vedremo finché le rocce restano.
Siedo qui, da dove posso vedere
l’uomo che amo.
La nostra gente vuol essere severa con noi,
ma io lo vedrò finché il mondo dura.
Qui rimarrò, a guardare
l’uomo che amo.
(Canto Sioux)
I miei parenti pensano di separarmi
dalla ragazza che amo.
Abbiamo giurato di amarci
Per tutta la vita.
I loro ordini sono inutili: noi ci vedremo
finché dura il mondo.
Si, dicano e facciano quello che vogliono,
noi ci vedremo finché le rocce restano.
Siedo qui, da dove posso vedere
l’uomo che amo.
La nostra gente vuol essere severa con noi,
ma io lo vedrò finché il mondo dura.
Qui rimarrò, a guardare
l’uomo che amo.
Il Papa chiede scusa ai Nativi del Canada
L'amarezza di Benedetto XVI per le sofferenze causate agli aborigeni del Canada da alcuni membri della ChiesaDopo l’udienza generale, Benedetto XVI ha incontrato stamani in Aula Paolo VI una delegazione di esponenti aborigeni canadesi, tra i quali Phil Fontaine, leader nazionale dell’Assemblea dei nativi e il presidente dell’episcopato canadese, l’arcivescovo James Weisgerber. Ce ne parla in studio Alessandro Gisotti:Benedetto XVI, informa un comunicato della Santa Sede, ha dato ascolto alle storie e alle preoccupazioni degli aborigeni. Il Papa ha ricordato che sin dalle origini della sua presenza in Canada, la Chiesa è stata vicina alle popolazioni indigene. Quindi, ha espresso la sua amarezza per la sofferenza causata dalla condotta deplorevole di alcuni membri della Chiesa nella gestione delle scuole residenziali per i bambini aborigeni del Canada. Il Pontefice ha assicurato la sua partecipazione ed espresso la sua solidarietà. Il Papa ha evidenziato che tali abusi non possono essere tollerati nella società. Infine, conclude la nota, ha pregato affinché coloro che hanno sofferto possano trovare un cammino di guarigione ed ha incoraggiato i popoli nativi ad andare avanti con rinnovata speranza.A fine ‘800, il governo federale canadese istituì delle scuole, appunto definite "residenziali", per i bambini aborigeni. Si tratta, spiega una nota dell’episcopato canadese, di strutture finanziate dallo Stato e rette da organizzazioni religiose, rimaste attive fino a circa trent’anni fa. Delle 76 scuole residenziali, frequentate da circa centomila allievi, 45 sono state amministrate da organismi cattolici. I bambini aborigeni, rammenta la nota, furono strappati alle proprie famiglie e costretti ad abbandonare la propria lingua, la propria religione e il modo di vivere per conformarsi alla cultura europea. Alcuni allievi, inoltre, furono anche vittime di abusi fisici e sessuali. I vescovi sottolineano che tutte le comunità religiose e le diocesi, come anche le altre Chiese, hanno chiesto scusa ufficialmente agli aborigeni del Canada. E scuse pubbliche ha espresso, solennemente, l'11 giugno 2008, anche il primo ministro Stephen Harper in una seduta speciale della Camera dei Comuni. Le comunità aborigene hanno raggiunto un accordo di compensazione economica con il governo canadese e con le comunità religiose coinvolte, compresa quella cattolica.
L'amarezza di Benedetto XVI per le sofferenze causate agli aborigeni del Canada da alcuni membri della ChiesaDopo l’udienza generale, Benedetto XVI ha incontrato stamani in Aula Paolo VI una delegazione di esponenti aborigeni canadesi, tra i quali Phil Fontaine, leader nazionale dell’Assemblea dei nativi e il presidente dell’episcopato canadese, l’arcivescovo James Weisgerber. Ce ne parla in studio Alessandro Gisotti:Benedetto XVI, informa un comunicato della Santa Sede, ha dato ascolto alle storie e alle preoccupazioni degli aborigeni. Il Papa ha ricordato che sin dalle origini della sua presenza in Canada, la Chiesa è stata vicina alle popolazioni indigene. Quindi, ha espresso la sua amarezza per la sofferenza causata dalla condotta deplorevole di alcuni membri della Chiesa nella gestione delle scuole residenziali per i bambini aborigeni del Canada. Il Pontefice ha assicurato la sua partecipazione ed espresso la sua solidarietà. Il Papa ha evidenziato che tali abusi non possono essere tollerati nella società. Infine, conclude la nota, ha pregato affinché coloro che hanno sofferto possano trovare un cammino di guarigione ed ha incoraggiato i popoli nativi ad andare avanti con rinnovata speranza.A fine ‘800, il governo federale canadese istituì delle scuole, appunto definite "residenziali", per i bambini aborigeni. Si tratta, spiega una nota dell’episcopato canadese, di strutture finanziate dallo Stato e rette da organizzazioni religiose, rimaste attive fino a circa trent’anni fa. Delle 76 scuole residenziali, frequentate da circa centomila allievi, 45 sono state amministrate da organismi cattolici. I bambini aborigeni, rammenta la nota, furono strappati alle proprie famiglie e costretti ad abbandonare la propria lingua, la propria religione e il modo di vivere per conformarsi alla cultura europea. Alcuni allievi, inoltre, furono anche vittime di abusi fisici e sessuali. I vescovi sottolineano che tutte le comunità religiose e le diocesi, come anche le altre Chiese, hanno chiesto scusa ufficialmente agli aborigeni del Canada. E scuse pubbliche ha espresso, solennemente, l'11 giugno 2008, anche il primo ministro Stephen Harper in una seduta speciale della Camera dei Comuni. Le comunità aborigene hanno raggiunto un accordo di compensazione economica con il governo canadese e con le comunità religiose coinvolte, compresa quella cattolica.
mercoledì 29 aprile 2009
6° CANDIDATURA AL PREMIO NOBEL PER LA PACE PER LEONARD PELTIER
(sotto trovi la versione in italiano)
Leonard Peltier Defense Offense Committee
April 28, 2009
For Immediate Release:
Leonard Peltier is a Six-Time Nobel Nominee
American Indian activist and political prisoner Leonard Peltier has been nominated for the Nobel Peace Prize for the sixth consecutive year. Peltier has been an inmate in the United States federal prison system since 1976, so the fact that he has earned the distinction of a Nobel nomination every year since 2004 is especially remarkable.
Peltier’s unlawful conviction in the deaths of two FBI agents in South Dakota has long been internationally decried as one of the most blatant injustices in recent United
States legal history. In the aftermath of his trial, federal prosecutors were openly excoriated for having manufactured evidence against Peltier, for having withheld exculpatory evidence, and also for having coerced witnesses into giving false testimony.
Lynn Crooks, Assistant Special Prosecutor in Peltier’s trial, admitted to a federal judge that “the government does not know who killed its agents, nor do we know what participation Leonard Peltier may have had in it.”
And yet Leonard Peltier has remained a prisoner for more than 33 years. Fifty five United States Senators and Congressional Representatives (including Democrats and
Republicans) have filed an appeal brief demanding that Peltier receive a new trial. Amnesty International has repeatedly called for Peltier’s immediate release from prison, governments from all over the world have passed resolutions insisting that Peltier be released, and a large contingent of distinguished human rights advocates have been very
outspoken in their strong support for Peltier - including six people who have already received the Nobel Peace Prize: Nelson Mandela (1993), Rigoberta Menchú Tum (1992), Mikhail Gorbachev (1990), the 14th Dalai Lama (1989), Archbishop Desmond Tutu
(1984), and Mother Teresa (1979).
Despite his well known status as a political prisoner, however, the basis for Peltier’s Nobel nominations has been his remarkable success in furthering the causes of peace and
human rights. During his 33 years of unjust incarceration, Peltier has worked tirelessly on a multitude of organized efforts to help other people achieve a more dignified and
humane existence. While the Nobel Committee in Oslo (Norway) requests that letters of nomination not be made public, it is nonetheless widely known that Leonard Peltier has facilitated numerous significant donations to a wide variety of charities and human rights organizations.
Peltier is, of course, not financially wealthy - but he is an accomplished painter. Often expending his meager prison commissary account funds on art supplies such as paints, brushes, and canvas, he produces works of art which are subsequently donated and auctioned. Peltier has also worked to establish assistance programs for many underprivileged groups, and he has helped in other ways to fund a multitude of efforts from scholarships for Native students to shelters for victims of domestic violence. The Christmas fundraising effort begun by Peltier more than 25 years ago on the Pine Ridge Indian Reservation in South Dakota (one of the most impoverished places in the United States) has steadily been expanded and now provides assistance on at least five different
Indian Reservations – the families now receiving the benefits of this annual program number more than one thousand. It is difficult to determine precisely the sum total of donations and contributions that Peltier has helped to facilitate, Peltier refuses to boast about his humanitarian work and many of his projects have not been made public. It is estimated, however, that the total contributions resulting from Peltier’s work during his 33 year imprisonment extend into the millions of dollars.
Peltier’s long record of human rights advocacy involves more than raising money. He has written a great deal while in prison, consistently taking advantage of every opportunity to encourage people not to harbor resentments, to take care of the environment, and to treat each other with love and respect. It is no small irony that a person treated in such an inhumane way should so strongly advocate the humane treatment of others, that a person so financially impoverished should help raise such extraordinary amounts of money for others, that a person with such just cause for bitterness and resentment should encourage forgiveness, and that a person imprisoned should be one of America’s strongest advocates for freedom.
Peltier’s 1999 book Prison Writings: My Life is My Sundance (Saint Martin’s Press) continues to be a best seller on many lists. It is fitting that Leonard Peltier’s own words (from his book) should conclude this official press release: “We are in this together - the rich, the poor, the red, the white, the black, the brown, and the yellow. We are all one family of humankind. We share responsibility for our Mother Earth and for all those who live and breathe upon her. I believe our work will be unfinished until not one human being is hungry or battered, not a single person is forced to die in war, not one innocent languishes imprisoned, and no one is persecuted for his or her beliefs. I believe in the good in humankind. I believe that the good can prevail, but only with great effort. And that effort is ours, each of ours, yours and mine….Never cease in the fight for
peace, justice, and equality for all people. Be persistent in all that you do and don’t allow anyone to sway you from your conscience.”
Please join the LP-DOC is congratulating Leonard on this monumental acheivement!
Write to Leonard Peltier at this address:
Leonard Peltier # 89637-132
USP Lewisburg
PO BOX 1000
Lewisburg, Pennsylvania 17837
************************************************
For more information about Leonard Peltier’s case, about his humanitarian work, or about his works of art, please contact his defense committee at this address:
Leonard Peltier Defense Offense Committee
P.O. Box 7488
Fargo, North Dakota 58106
http://whoisleonardpeltier.info/
whoisleonardpeltier.info
Fonte: whoisleonardpeltier....
L’attivista dei Nativi Americani e prigioniero politico Leonard Peltier è stato candidato, per il sesto anno consecutivo, al Nobel per la pace. Peltier è rinchiuso in una prigione federale fin dal 1976, candidato al Nobel per la pace, dal 2004 fino ad oggi, è questo fatto è degno di nota.
Peltier è stato ingiustamente accusato della morte di due agenti dell’FBI in Sud Dakota ed è stato a lungo decretato a livello internazionale come una delle più palesi ingiustizie nella recente storia giuridica degli Stati Uniti. Nel corso della sua vicenda giudiziaria, i pubblici ministeri federali sono stati apertamente sospettati di aver costruito prove contro Peltier, rifiutato le prove, e anche di aver costretto i testimoni a dire il falso.
Lynn Crooks, Assistente speciale del Procuratore, nel processo Peltier, ha ammesso ad un giudice federale che "il governo non sa chi abbia ucciso i suoi agenti, e non sappiamo quale partecipazione Leonard Peltier possa aver avuto in questo omicidio." Ma intanto Leonard Peltier è rimasto prigioniero per più di 33 anni. Cinquantacinque senatori degli Stati Uniti e Rappresentanti del Congresso (compresi i democratici e i repubblicani) hanno presentato un ricorso chiedendo che Peltier a breve possa ricevere un nuovo processo. Amnesty International ha chiesto ripetutamente che Peltier fosse immediatamente rilasciato dal carcere, i governi di tutto il mondo hanno avanzato risoluzioni insistendo sul fatto che Peltier fosse liberato, e illustri sostenitori dei diritti umani sono stati molto espliciti nel loro forte sostegno per Peltier, comprese sei persone che hanno già ricevuto il premio Nobel per la pace: Nelson Mandela (1993), Rigoberta Menchú Tum (1992), Mikhail Gorbachev (1990), il Dalai Lama (1989), l'Arcivescovo Desmond Tutu (1984), e Madre Teresa di Calcutta (1979 ).
Nonostante il suo ben noto status di prigioniero politico, la base per la candidatura al Nobel di Peltier è stato il suo notevole successo nel promuovere la causa della pace e dei diritti umani. Durante i suoi 33 anni di ingiusta detenzione, Peltier ha lavorato instancabilmente su una moltitudine di iniziative organizzate per aiutare altre persone ad ottenere una più dignitosa e umana esistenza. Mentre il Comitato del Nobel di Oslo (Norvegia) chiede che le lettere di nomina non vengano rese pubbliche, è comunque noto che Leonard Peltier ha facilitato numerosi importanti donazioni a una vasta gamma di organizzazioni di beneficenza e per i diritti umani.
Peltier ovviamente non ha una situazione finanziaria florida, ma è un ottimo pittore. Spesso utilizza l'esiguità dei fondi sul suo conto del carcere per forniture d'arte, come vernici, pennelli e tela, per produrre opere che poi vengono messe all'asta ed il ricavato donato in beneficenza. Peltier ha inoltre collaborato per creare programmi di assistenza per molti gruppi svantaggiati, ed ha aiutato in altri modi a finanziare una serie di borse di studio per giovani Nativi Americani vittime di violenza domestica. Il Natale di raccolta di fondi da Peltier, iniziato oltre 25 anni fa sulla Pine Ridge Indian Reservation nel Sud Dakota (uno dei luoghi più poveri negli Stati Uniti) è stato costantemente ampliato e ora fornisce assistenza in almeno cinque diverse riserve indiane. Le famiglie che ricevono i benefici da questo programma annuale sono ormai migliaia. È difficile determinare con esattezza la somma totale di donazioni e contributi che Peltier ha facilitato con il suo operato. Peltier si rifiuta di vantare la sua opera umanitaria e molti dei suoi progetti non sono stati resi pubblici. Si stima, tuttavia, che il totale dei contributi risultanti dal lavoro di Peltier durante i suoi 33 anni di reclusione ammonti in milioni di dollari.
Peltier ha scritto molto, durante i suoi anni in prigione, sfruttando tutte le opportunità per incoraggiare le persone a non portare rancore, a prendersi cura dell'ambiente, ed a trattare ognuno con amore e rispetto. Non è una piccola ironia che una persona trattata in un modo così disumano si pronunci in un modo così forte a favore dei diritti umani degli altri, che una persona così impoverita finanziariamente debba contribuire ad aumentare quantità di denaro per gli altri, che una persona con tanta amarezza dentro, risentito per una giusta causa, debba incoraggiare il perdono, e che una persona in carcere debba essere uno dei più forti sostenitori della libertà in America.
Nel 1999 Peltier dalla prigione ha scritto il libro: My life is my Sundance (Saint Martin's Press), che ancora oggi continua ad essere un best seller. E 'giusto che Leonard, concluda il presente comunicato stampa con parole tratte dal suo libro:"In questo siamo insieme - i ricchi, i poveri, il rosso, il bianco, il nero, il marrone e il giallo . Siamo tutti una sola famiglia del genere umano. Noi condividiamo la responsabilità per la nostra Madre Terra e per tutti coloro che vivono e respirano su di lei. Credo che il nostro lavoro sarà incompiuto finché un solo essere umano soffrirà la fame o sarà ferito, una sola persona sarà costretta a morire in guerra, o un solo essere umano soffrirà in carcere da innocente e finchè un solo essere umano sarà perseguitato per il suo credo. Credo nel bene del genere umano. Credo che il bene può prevalere, ma solo con grande sforzo. E questo è il nostro sforzo, di ciascuno di voi, è il vostro è il mio .... La lotta per la pace, la giustizia e l'uguaglianza di tutti gli uomini non deve mai cessare. Siate persistenti in tutto quello che fate e non permettete a chiunque di influenzare la vostra coscienza”.
Si prega di aderire alla LP-DOC per congratularvi con Leonard per questo risultato.
Scrivete a Leonard Peltier a questo indirizzo:
Leonard Peltier # 89637-132
USP Lewisburg
PO BOX 1000
Lewisburg, Pennsylvania 17837
lunedì 27 aprile 2009
E' IN PERICOLO IL MONTE SACRO PER GLI APACHE
Il luogo
Il Monte Graham e’ una delle cime piu’ alte dell’Arizona (m.3200) e si trova non lontano da Phoenix e Tucson, nei pressi della Riserva Apache San Carlos. Il nome apache e’ “Dzil Nchaa Si An”, la Grande Montagna Seduta, che riflette la forma larga e appiattita in punta tipica di quel monte.
Mount Graham rappresenta un patrimonio unico di diversita’ biologica del Nord America, essendo uno dei rari ecosistemi inalterati nel deserto del Sud Ovest degli Stati Uniti e del Messico. Unico nel suo genere perche’ rappresenta l’ultimo esempio rimasto nella zona dell’habitat ecologico esistente nell’ultima glaciazione.
L’area possiede 5 delle 7 zone vegetali del nord America che vanno dalla vegetazione desertica alla foresta boreale. E’ anche presente un rarissimo tipo di pinacea a grosso fusto, la “Spruce Firs”.
Sulla montagna vive lo Scoiattolo Rosso di Mount Graham, una specie dichiarata a rischio di estinzione. La montagna ospita inoltre altre 17 specie endemiche di animali e vegetali.
La montagna sacra degli Apache
Mount Graham riveste da tempi immemorabili una funzione importante per la comunita’ Apache: e’ infatti considerato il loro massimo luogo sacro. Per gli Apache, Mount Graham e’ il tramite tra Wakan Tanka (il Grande Spirito) e la loro gente. Un luogo di culto e di guarigione: e’ qui infatti che i medicine-men Apache trovano le acque e le erbe per curare la loro gente, e’ qui che gli sciamani si formano interiormente, e’ qui che, come spiega il medicine-man Apache Franklin Stanley, il Grande Spirito insegna ai medicine-men come acquisire il loro potere, e li aiuta a trovare erbe, acque e piante per le loro azioni terapeutiche.
La montagna e’ sempre stata usata dagli Apache per cerimonie religiose collettive e per pratiche spirituali individuali. Ha quindi un ruolo centrale e fondamentale nella cultura e nella religiosita’ Apache.
L’osservatorio astronomico contestato
Dal 1984 il luogo sacro degli Apache e’ in pericolo. Da quando cioe’ l’Universita’ dell’Arizona ha deciso di costruire un osservatorio astronomico sul monte Graham che prevede la costruzione di 18 telescopi, successivamente ridotti a 7, sulla cima della montagna, di cui 2 sono gia’ stati costruiti.
L’impatto del progetto e’ devastante per l’ambiente e per la cultura Apache.
Una vasta zona sulla sommita’ della montagna (quella considerata piu’ sacra) e’ stata chiusa agli Apache. Dal punto di vista della cultura Apache, il progetto viola la loro liberta’ religiosa ed e’ una minaccia per l’unita’ della comunita’.
La scelta di Mount Graham e’ soprattutto legata a motivazioni economiche data la sua vicinanza alle strutture dell’Universita’ dell’Arizona.
Il coinvolgimento dell’Italia e del Vaticano nel progetto
L’Italia partecipa al progetto con due sponsor, l’Osservatorio di Arcetri e la Specola Vaticana. Il telescopio della Specola Vaticana è l'unico finora in funzione. In risposta agli appelli degli Apache il Vaticano ha dichiarato che il luogo non ha caratteristiche di sacralità.
L’Osservatorio di Arcetri e’ direttamente coinvolto nella costruzione del piu’ importante dei telescopi, chiamato “Large Binocular Telescope” (LBT), che sara’ il piu’ grande telescopio ottico del Nord.
La posizione del Vaticano
Il 25 Maggio 1992 il Direttore dell’Osservatorio vaticano Coyne attacca le tradizioni Apache. In una lettera al Working Group for Indigenous Peoples di Amsterdam, Padre Coyne include un documento in cui dichiara che “le credenze Apache sono un tipo di religiosità che deve essere soppressa con tutte le forze che possiamo radunare”.
La sua dichiarazione fa parte di un documento intitolato “Riflessioni Personali sulla Natura del Sacro” in cui Padre Coyne si appella a tale soppressione perchè dice perchè gli Apache San Carlos “non hanno fornito argomenti ragionevoli sul carattere sacro di Mount Graham”.
La lotta degli Apache
Dal 1990 la Nazione Apache sta lottando con ogni mezzo per fermare il progetto. Il Consiglio Tribale degli Apache San Carlos ha emesso piu’ volte risoluzioni ufficiali contro l’osservatorio in costruzione, considerato una vera e propria dissacrazione. Oltre alle altre nazioni Apache, molte altre nazioni native hanno sottoscritto le risoluzioni del Consiglio Tribale.
Il maggior movimento in difesa della montagna sacra e’ la Apache Survival Coalition, fondato da Ola Cassadore e supportato dal Consiglio Tribale degli Apache San Carlos.
Ola Cassadore, sorella del grande Apache e leader tradizionale Philip Cassadore, e’ stata incaricata dal fratello di proteggere la montagna, quando ancora non esisteva il progetto. Ola Cassadore, insieme al marito Mike Davis, porta avanti la sua missione supportata dai medicine-men Apache e dal Consiglio Tribale.
Il sostegno agli Apache
Al fianco degli Apache si sono schierati numerosi consigli Tribali e movimenti di popoli nativi tra cui: l’International Indian Treaty Council, il National Congress of American Indian, l’American Indian Religious Freedom Coalition, la Tribu’ dei Tohono O’ Odham, e molte altre Tribu’.
Moltissimi movimenti ambientalisti e per la difesa dei diritti umani da tutto il mondo si sono associati alla lotta, tra cui: la Society for Conservation Biology, Amnesty International, il National Council of Church, la Sierra Club Legal Defense Found, la National Audubon Society, la Human Society of the U.S., la Save American’s Forest, la Defenders of Wildlife, la Environment Student Action Coalition.
50 astronomi delle maggiori universita’ inglesi hanno firmato un appello per la difesa di Mt. Graham.
Molti degli sponsor del progetto si sono ritirati o si stanno ritirando, vista la strenua opposizione degli Apache e considerata la scarsa visibilita’ del luogo. Tra questi uno dei maggiorni, il Max Plank Institute (Germania). Rimangono invece gli sponsor italiani, ovvero l’osservatorio di Arcetri e la Specola Vaticana.
La lotta in Italia
Nel 1993 Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro, promotori della Ecospirituality Foundation e dell’Associazione Culturale Grotta di Merlino, dopo numerosi contatti in Arizona con Ola Cassadore e Mike Davis, promuovono una campagna a favore di Mount Graham in tutta Italia a seguito della quale si formano numerosi gruppi di sostegno, tra cui: Acli, Amici della Terra, Arci, Greenpeace Italia, Legambiente, Lega Anti Vivisezione, Survival Italia, Wilderness Italia, WWF Italia.
Negli ultimi dieci anni numerose delegazioni di Apache sono venute in Italia per chiedere al governo di bloccare i fondi per Mt. Graham. Nel 1992 una delegazione fu ricevuta da Oscar Luigi Scalfaro. In precedenza una delegazione fu incontrata dal Presidente Cossiga. Nel 1998 un’altra delegazione fu ricevuta dal Presidente della Camera On. Luciano Violante. Nel 1999 una delegazione Apache incontra numerose personalita’ politiche italiane, tra cui l’On. Mussi, l’On. Cento, i Sen. Manconi e Toia.
Nel 1997 e’ stata presentata al Parlamento italiano una proposta di legge da parte dell’On. Cento in cui si chiede che vengano sospesi i fondi per il finanziamento degli sponsor italiani.
Nel 1998 i lavoratori dell’Ansaldo, l’azienda destinata alla costruzione della meccanica del telescopio di Arcetri, entrano in sciopero dichiarando obiezione di coscienza.
Gli ultimi avvenimenti
Nel mese di giugno 2001 Ola Cassadore, Portavoce ufficiale del Consiglio Tribale degli Apache San Carlos e Presidente della Apache Survival Coalition, con il marito Mike Davis, Executive Director della Apache Survival Coalition, è ospite della Ecospirituality Foundation rimanendo per due settimane in Italia.
La loro visita ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico italiano sul loro problema e di incontrarsi con varie personalità politiche per chiedere il blocco dei fondi destinati all'osservatorio. Sono state mobilitate tutte le forze a sostegno della loro causa e sono avvenuti importanti incontri con un ampio ventaglio di forze politiche italiane.
A Roma Ola Cassadore e la sua delegazione incontrano politici e sindacalisti, nonché organizzazioni umanitarie. Tra i primi: Sergio Cofferati della CGIL, Grazia Francescato dei Verdi, l'onorevole Rizzo, il senatore Marino, il Ministro Vinci-Gigliucci del Ministero degli Esteri. Tra le seconde: Amnesty International Italia.
Il 21 giugno 2001 la Provincia di Roma ospita la delegazione Apache per una conferenza stampa nella sua sede e il Presidente Moffa ha provveduto a far conoscere il caso presso le autorità interessate. Successivamente, il 19 luglio dello stesso anno, il Consiglio della Provincia di Roma ha votato all'unanimità un ordine del giorno in difesa di Mount Graham.
In Piemonte, la delegazione Apache viene ricevuta ufficialmente dalla Regione, dalla Provincia e dalla Città di Torino. Due Comuni, Venaria Reale e Collegno, a seguito della visita degli Apache, firmano una Risoluzione in supporto alla loro lotta e molti altri, sotto il loro stimolo, stanno seguendo lo stesso esempio.
A seguito della visita di Ola Cassadore in Italia si attivano una serie di iniziative politiche a favore di Mount Graham: nel luglio 2001 Armando Cossutta, membro dell'Europarlamento, presenta una interrogazione al Parlamento Europeo per chiedere chiarimenti sul coinvolgimento dell'Europa al progetto.
Il 6 giugno 2001 il Senatore Luigi Marino dei Comunisti Italiani presenta una interpellanza al governo sollecitando che venga rispettata la cultura e la religiosità degli Apache.
Il 19 settembre 2001 l'on. Paolo Cento presenta alla Camera una nuova mozione, firmata da 35 deputati di tutti i Gruppi, in cui si chiede al Governo il blocco dei fondi destinati all'osservatorio. La mozione viene messa all'ordine del giorno il 28 gennaio 2002 e la discussione è ancora aperta.
Nel luglio 2002 una delegazione della Ecospirituality Foundation partecipa alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra dedicata ai Popoli indigeni. Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro, in veste di portavoci di Ola Cassadore, leggono due appelli in cui portano a conoscenza della Commissione la situazione di Mount Graham.
Negli anni successivi, Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro presentano numerosi appelli all'ONU di Ginevra e di New York richiedendo la tutela dei diritti degli Apache.
Il 29 aprile 2008 Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro incontrano il Rappresentante del Vaticano durante i lavori del "Permanent Forum on Indigenous Issues" dell'ONU di New York e avviano un contatto ufficiale che apre alla possibilità di un dialogo costruttivo tra gli Apache e il Vaticano.
Il Monte Graham e’ una delle cime piu’ alte dell’Arizona (m.3200) e si trova non lontano da Phoenix e Tucson, nei pressi della Riserva Apache San Carlos. Il nome apache e’ “Dzil Nchaa Si An”, la Grande Montagna Seduta, che riflette la forma larga e appiattita in punta tipica di quel monte.
Mount Graham rappresenta un patrimonio unico di diversita’ biologica del Nord America, essendo uno dei rari ecosistemi inalterati nel deserto del Sud Ovest degli Stati Uniti e del Messico. Unico nel suo genere perche’ rappresenta l’ultimo esempio rimasto nella zona dell’habitat ecologico esistente nell’ultima glaciazione.
L’area possiede 5 delle 7 zone vegetali del nord America che vanno dalla vegetazione desertica alla foresta boreale. E’ anche presente un rarissimo tipo di pinacea a grosso fusto, la “Spruce Firs”.
Sulla montagna vive lo Scoiattolo Rosso di Mount Graham, una specie dichiarata a rischio di estinzione. La montagna ospita inoltre altre 17 specie endemiche di animali e vegetali.
La montagna sacra degli Apache
Mount Graham riveste da tempi immemorabili una funzione importante per la comunita’ Apache: e’ infatti considerato il loro massimo luogo sacro. Per gli Apache, Mount Graham e’ il tramite tra Wakan Tanka (il Grande Spirito) e la loro gente. Un luogo di culto e di guarigione: e’ qui infatti che i medicine-men Apache trovano le acque e le erbe per curare la loro gente, e’ qui che gli sciamani si formano interiormente, e’ qui che, come spiega il medicine-man Apache Franklin Stanley, il Grande Spirito insegna ai medicine-men come acquisire il loro potere, e li aiuta a trovare erbe, acque e piante per le loro azioni terapeutiche.
La montagna e’ sempre stata usata dagli Apache per cerimonie religiose collettive e per pratiche spirituali individuali. Ha quindi un ruolo centrale e fondamentale nella cultura e nella religiosita’ Apache.
L’osservatorio astronomico contestato
Dal 1984 il luogo sacro degli Apache e’ in pericolo. Da quando cioe’ l’Universita’ dell’Arizona ha deciso di costruire un osservatorio astronomico sul monte Graham che prevede la costruzione di 18 telescopi, successivamente ridotti a 7, sulla cima della montagna, di cui 2 sono gia’ stati costruiti.
L’impatto del progetto e’ devastante per l’ambiente e per la cultura Apache.
Una vasta zona sulla sommita’ della montagna (quella considerata piu’ sacra) e’ stata chiusa agli Apache. Dal punto di vista della cultura Apache, il progetto viola la loro liberta’ religiosa ed e’ una minaccia per l’unita’ della comunita’.
La scelta di Mount Graham e’ soprattutto legata a motivazioni economiche data la sua vicinanza alle strutture dell’Universita’ dell’Arizona.
Il coinvolgimento dell’Italia e del Vaticano nel progetto
L’Italia partecipa al progetto con due sponsor, l’Osservatorio di Arcetri e la Specola Vaticana. Il telescopio della Specola Vaticana è l'unico finora in funzione. In risposta agli appelli degli Apache il Vaticano ha dichiarato che il luogo non ha caratteristiche di sacralità.
L’Osservatorio di Arcetri e’ direttamente coinvolto nella costruzione del piu’ importante dei telescopi, chiamato “Large Binocular Telescope” (LBT), che sara’ il piu’ grande telescopio ottico del Nord.
La posizione del Vaticano
Il 25 Maggio 1992 il Direttore dell’Osservatorio vaticano Coyne attacca le tradizioni Apache. In una lettera al Working Group for Indigenous Peoples di Amsterdam, Padre Coyne include un documento in cui dichiara che “le credenze Apache sono un tipo di religiosità che deve essere soppressa con tutte le forze che possiamo radunare”.
La sua dichiarazione fa parte di un documento intitolato “Riflessioni Personali sulla Natura del Sacro” in cui Padre Coyne si appella a tale soppressione perchè dice perchè gli Apache San Carlos “non hanno fornito argomenti ragionevoli sul carattere sacro di Mount Graham”.
La lotta degli Apache
Dal 1990 la Nazione Apache sta lottando con ogni mezzo per fermare il progetto. Il Consiglio Tribale degli Apache San Carlos ha emesso piu’ volte risoluzioni ufficiali contro l’osservatorio in costruzione, considerato una vera e propria dissacrazione. Oltre alle altre nazioni Apache, molte altre nazioni native hanno sottoscritto le risoluzioni del Consiglio Tribale.
Il maggior movimento in difesa della montagna sacra e’ la Apache Survival Coalition, fondato da Ola Cassadore e supportato dal Consiglio Tribale degli Apache San Carlos.
Ola Cassadore, sorella del grande Apache e leader tradizionale Philip Cassadore, e’ stata incaricata dal fratello di proteggere la montagna, quando ancora non esisteva il progetto. Ola Cassadore, insieme al marito Mike Davis, porta avanti la sua missione supportata dai medicine-men Apache e dal Consiglio Tribale.
Il sostegno agli Apache
Al fianco degli Apache si sono schierati numerosi consigli Tribali e movimenti di popoli nativi tra cui: l’International Indian Treaty Council, il National Congress of American Indian, l’American Indian Religious Freedom Coalition, la Tribu’ dei Tohono O’ Odham, e molte altre Tribu’.
Moltissimi movimenti ambientalisti e per la difesa dei diritti umani da tutto il mondo si sono associati alla lotta, tra cui: la Society for Conservation Biology, Amnesty International, il National Council of Church, la Sierra Club Legal Defense Found, la National Audubon Society, la Human Society of the U.S., la Save American’s Forest, la Defenders of Wildlife, la Environment Student Action Coalition.
50 astronomi delle maggiori universita’ inglesi hanno firmato un appello per la difesa di Mt. Graham.
Molti degli sponsor del progetto si sono ritirati o si stanno ritirando, vista la strenua opposizione degli Apache e considerata la scarsa visibilita’ del luogo. Tra questi uno dei maggiorni, il Max Plank Institute (Germania). Rimangono invece gli sponsor italiani, ovvero l’osservatorio di Arcetri e la Specola Vaticana.
La lotta in Italia
Nel 1993 Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro, promotori della Ecospirituality Foundation e dell’Associazione Culturale Grotta di Merlino, dopo numerosi contatti in Arizona con Ola Cassadore e Mike Davis, promuovono una campagna a favore di Mount Graham in tutta Italia a seguito della quale si formano numerosi gruppi di sostegno, tra cui: Acli, Amici della Terra, Arci, Greenpeace Italia, Legambiente, Lega Anti Vivisezione, Survival Italia, Wilderness Italia, WWF Italia.
Negli ultimi dieci anni numerose delegazioni di Apache sono venute in Italia per chiedere al governo di bloccare i fondi per Mt. Graham. Nel 1992 una delegazione fu ricevuta da Oscar Luigi Scalfaro. In precedenza una delegazione fu incontrata dal Presidente Cossiga. Nel 1998 un’altra delegazione fu ricevuta dal Presidente della Camera On. Luciano Violante. Nel 1999 una delegazione Apache incontra numerose personalita’ politiche italiane, tra cui l’On. Mussi, l’On. Cento, i Sen. Manconi e Toia.
Nel 1997 e’ stata presentata al Parlamento italiano una proposta di legge da parte dell’On. Cento in cui si chiede che vengano sospesi i fondi per il finanziamento degli sponsor italiani.
Nel 1998 i lavoratori dell’Ansaldo, l’azienda destinata alla costruzione della meccanica del telescopio di Arcetri, entrano in sciopero dichiarando obiezione di coscienza.
Gli ultimi avvenimenti
Nel mese di giugno 2001 Ola Cassadore, Portavoce ufficiale del Consiglio Tribale degli Apache San Carlos e Presidente della Apache Survival Coalition, con il marito Mike Davis, Executive Director della Apache Survival Coalition, è ospite della Ecospirituality Foundation rimanendo per due settimane in Italia.
La loro visita ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico italiano sul loro problema e di incontrarsi con varie personalità politiche per chiedere il blocco dei fondi destinati all'osservatorio. Sono state mobilitate tutte le forze a sostegno della loro causa e sono avvenuti importanti incontri con un ampio ventaglio di forze politiche italiane.
A Roma Ola Cassadore e la sua delegazione incontrano politici e sindacalisti, nonché organizzazioni umanitarie. Tra i primi: Sergio Cofferati della CGIL, Grazia Francescato dei Verdi, l'onorevole Rizzo, il senatore Marino, il Ministro Vinci-Gigliucci del Ministero degli Esteri. Tra le seconde: Amnesty International Italia.
Il 21 giugno 2001 la Provincia di Roma ospita la delegazione Apache per una conferenza stampa nella sua sede e il Presidente Moffa ha provveduto a far conoscere il caso presso le autorità interessate. Successivamente, il 19 luglio dello stesso anno, il Consiglio della Provincia di Roma ha votato all'unanimità un ordine del giorno in difesa di Mount Graham.
In Piemonte, la delegazione Apache viene ricevuta ufficialmente dalla Regione, dalla Provincia e dalla Città di Torino. Due Comuni, Venaria Reale e Collegno, a seguito della visita degli Apache, firmano una Risoluzione in supporto alla loro lotta e molti altri, sotto il loro stimolo, stanno seguendo lo stesso esempio.
A seguito della visita di Ola Cassadore in Italia si attivano una serie di iniziative politiche a favore di Mount Graham: nel luglio 2001 Armando Cossutta, membro dell'Europarlamento, presenta una interrogazione al Parlamento Europeo per chiedere chiarimenti sul coinvolgimento dell'Europa al progetto.
Il 6 giugno 2001 il Senatore Luigi Marino dei Comunisti Italiani presenta una interpellanza al governo sollecitando che venga rispettata la cultura e la religiosità degli Apache.
Il 19 settembre 2001 l'on. Paolo Cento presenta alla Camera una nuova mozione, firmata da 35 deputati di tutti i Gruppi, in cui si chiede al Governo il blocco dei fondi destinati all'osservatorio. La mozione viene messa all'ordine del giorno il 28 gennaio 2002 e la discussione è ancora aperta.
Nel luglio 2002 una delegazione della Ecospirituality Foundation partecipa alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra dedicata ai Popoli indigeni. Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro, in veste di portavoci di Ola Cassadore, leggono due appelli in cui portano a conoscenza della Commissione la situazione di Mount Graham.
Negli anni successivi, Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro presentano numerosi appelli all'ONU di Ginevra e di New York richiedendo la tutela dei diritti degli Apache.
Il 29 aprile 2008 Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro incontrano il Rappresentante del Vaticano durante i lavori del "Permanent Forum on Indigenous Issues" dell'ONU di New York e avviano un contatto ufficiale che apre alla possibilità di un dialogo costruttivo tra gli Apache e il Vaticano.
STOP AL SILENZIO
STOP AL SILENZIO SUI CRIMINI DELLA CHIESA CATTOLICA NEL GENOCIDIO DEI NATIVI AMERICANI (Campagna informativa)
Vogliamo sottoporre alla vostra cortese attenzione riguardo l'implicazione della Chiesa Cattolica nei crimini commessi nelle scuole residenziali canadesi e nelle boarding school americane.
Questi crimini sono ormai documentati e ampiamenti diffusi su Internet, ma trovano scarsa attenzione sui media e sui giornali; la nostra richiesta è di porre fine a questo ingiustificato silenzio. Nel giugno scorso il primo ministro canadese Stephen Harper ha chiesto ufficialmente scusa per gli orrori commessi in queste scuole, sancendo, con questo atto, se non giustizia, il riconoscimento ufficiale degli orrori commessi in queste scuole. Più di 100.000 nativi americani furono costretti dal governo degli Stati Uniti a frequentare scuole cristiane. Il sistema, che ha avuto inizio con il presidente Grant nel 1869, è continuato anche nel 20° secolo. Funzionari della Chiesa, missionari, e le autorità locali hanno preso i bambini dai loro genitori e li hanno spediti nelle scuole cristiane, le Boarding School, e costretti altri ad iscriversi nelle scuole cristiane delle riserve. Sono stati separati dalle loro famiglie, per la maggior parte dell’anno, talvolta senza una sola visita della famiglia.
Praticamente imprigionati nelle scuole, i bambini hanno sperimentato una devastante litania di abusi, di assimilazione forzata e abusi sessuali e fisici. L’escalation di abusi sessuali sulle scuole delle riserve è continuata fino alla fine degli anni 1980. Le sevizie fisiche e psicologiche, le torture, gli stupri, i reati sessuali, gli omicidi e tutti gli altri atti di violenza, aggravati dal comportamento silente ed omertoso fin qui sistematicamente osservato dalla Chiesa, non possono e non devono essere ulteriormente nascosti.
Tali crimini, che hanno avuto come conseguenza la morte, solamente nel Canada, di 50.000 bambini Nativi Americani, strappati alle loro famiglie con la complicità dei governi e costretti con la forza alla conversione culturale e religiosa, con la finalità e il modus operandi definito dal Diritto Internazionale come “Genocidio”.
Studiosi e attivisti hanno solo adesso iniziato ad analizzare quelli che definiscono “gli effetti cumulativi di queste esperienze storiche in genere sulle comunità tribali e le generazione di oggi”. Effetti in molti casi devastanti. Kevin Annett ha realizzato un documentario, “Unrepentant: Kevin Annett and Canada’s Genocide”, che è stato premiato, al New York Independent Film and Video Festival nel 2006 e come miglior documentario al Los Angeles Independent Film Festival nel marzo 2007; descrive la storia personale di Kevin Annett quando, nelle veste di reverendo, si è scontrato con la Chiesa Unita per il suo interessamento ai fatti accaduti nelle scuole residenziali canadesi e il genocidio commesso dai responsabili religiosi di queste scuole, e riporta numerose testimonianze dei nativi sopravvissuti.
Questo documentario è stato, oggi, da noi sottotitolato in italiano, chiediamo che sia trasmesso
integralmente, siamo a disposizione per fornirlo a chiunque sia interessato a mandarlo in onda.
www.nativiamericani.it
La riproduzione e la diffusione di questo documento è libera per tutti i siti a carattere non
commerciale e ai soli fini di diffusione informativa. Per tutti gli altri casi è espressamente vietata la copia, la diffusione, anche parziale di questo documento senza l’autorizzazione, da inoltrare a: info@nativiamericani.it
Attualmente è possibile vederlo su http://www.nativiamericani.it. Stiamo attivando una campagna
informativa per far conoscere questi fatti, i loro responsabili diretti e indiretti. Chiediamo il
vostro supporto e il vostro aiuto. Ci rendiamo conto che non è una richiesta semplice, ma facciamo
appello al vostro senso di responsabilità e giustizia, ai valori civili e democratici che siamo certo
animano il vostro lavoro, affinché essa sia accolta. La maggioranza di queste scuole scuole - lager era gestita dalla Chiesa Cattolica, e per la restante parte da altre Chiese. Potete facilmente trovare
informazioni dettagliate sul sito http://www.hiddenfromhistory.org, sul nostro Blog http://www.nativiamericani.it ma anche su centinaia di siti internet. Aiutateci a ristabilire la verità, a
dare giustizia a tutti i bambini uccisi e senza nome, senza degna sepoltura, ai sopravvissuti e alle loro famiglie. Aiutateci a far sì che la Chiesa Cattolica riconosca ufficialmente e pubblicamente la propria responsabilità diretta in questi crimini.
Quella che segue è la nostra personale lettera inviata al Vaticano, scrivi anche tu
una tua lettera e diffondi la verità.
Lettera indirizzata a: Archivio segreto del Vaticano asv@asv.va, Radio Vaticana
sedoc@vatiradio.va, dirgen@vatiradio.va, Uffico Internet della Santa Sede ufficio-internet@net.va;
office@net.va, “L’Osservatore Romano” ornet@ossrom.va, Diocesi di Roma
segreteriagenerale@vicariatusurbis.org, Ufficio Stampa e comunicazioni sociali del Vicariato di
Roma comsoc@roma.chiesacattolica.it, stampa@vicariatusurbis.org, Famiglia Cristiana
famigliacristiana@stpauls.it, direzionefc@stpauls.it, Vatican Information Service vis@pressvavis.
va,Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali giuliodori@chiesacattolica.it,
f.mazza@chiesacattolica.it, Centro Televisivo Vaticano ctv@ctv.va
06/11/2008
“Scriviamo la presenta lettera per chiedere che la Chiesa Cattolica riconosca ufficialmente e
pubblicamente la propria responsabilità diretta nei crimini commessi nelle scuole residenziali
cattoliche canadesi e nelle Boarding School cattoliche americane. A seguito di questa richiesta,
chiediamo l’istituzione di un’inchiesta approfondita sui responsabili, diretti e indiretti, di tali crimini, che hanno avuto come conseguenza la morte, solamente nel Canada, di 50.000 bambini Nativi Americani, strappati alle loro famiglie con la complicità dei governi e costretti con la forza alla conversione culturale e religiosa, con la finalità e il modus operandi definito dal Diritto Internazionale come “Genocidio”. Il 9 dicembre 1948, la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di Genocidio, all’articolo II, ha definito il Genocidio come uno dei seguenti atti effettuato con l’intento di distruggere, totalmente o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso:
1. Uccidere membri del gruppo;
2. Causare seri danni fisici o mentali a membri del gruppo;
3. Influenzare deliberatamente le condizioni di vita del gruppo con lo scopo di portare alla sua
distruzione fisica totale o parziale;
4. Imporre misure tese a prevenire le nascite all’interno del gruppo;
5. Trasferire forzatamente bambini del gruppo in un altro gruppo.
Il termine Genocidio è stato definito quindi dall’ONU come “Gli atti commessi con l’intenzione di
distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Anche la
sottomissione intenzionale di un gruppo a condizioni di esistenza che ne comportino la scomparsa sia fisica sia culturale, totale o parziale, è di solito inserita sotto la definizione di genocidio. Ciò che è stato fatto in queste scuole, sotto la diretta gestione della Chiesa Cattolica e di altre Chiese, rientra
pienamente nella definizione del crimine di Genocidio intenzionale, e in quella di Etnocidio. Per questi crimini, la Chiesa Cattolica non ha mai ammesso la propria responsabilità, è giunta l’ora che la verità debba essere conosciuta da tutti, anche a seguito delle scuse ufficiali del Primo Ministro canadese Stephen Harper del giugno scorso, che sancisce, con questo atto, se non giustizia, il riconoscimento ufficiale degli orrori perpretati in queste scuole. Più di 100.000 nativi americani furono costretti dal governo degli Stati Uniti a frequentare scuole cristiane. Il sistema, che ha avuto inizio con il presidente Grant nel 1869, è continuato anche nel 20° secolo. Funzionari della Chiesa, missionari, e le autorità locali hanno preso i bambini dai loro genitori e li hanno spediti nelle scuole cristiane, le Boarding School, e costretti altri ad iscriversi nelle scuole cristiane delle riserve. Sono stati separati dalle loro famiglie, per la maggior parte dell’anno, talvolta senza una sola visita della famiglia. Praticamente imprigionati nelle scuole, i bambini hanno sperimentato una devastante litania di abusi, di assimilazione forzata e abusi sessuali e fisici. L’escalation di abusi sessuali sulle scuole delle riserve è continuata fino alla fine degli anni 1980. Le sevizie fisiche e psicologiche, le torture, gli stupri, i reati sessuali, gli omicidi e tutti gli altri atti di violenza, aggravati dal comportamento silente ed omertoso fin qui sistematicamente osservato, non possono e non devono essere ulteriormente nascosti. Non si può più chiudere gli occhi su quella che è ormai una realtà comprovata e documentata, e questo non accadrà fino a che la giustizia non farà il suo corso. Attendiamo una vostra presa di coscienza pubblica, che, ponendo fine al silenzio, possa restituire, almeno in parte, giustizia alle vittime del vostro operato, ai sopravvissuti e alle loro famiglie, nonché a tutti i popoli Nativi Americani, poiché, le vittime di tali crimini non furono soltanto i 50.000 bambini morti delle scuole residenziali, ma anche i sopravvissuti, la cui attuale condizione sociale è stata descritta dai gruppi per i diritti umani delle Nazioni Unite come
quella di “una popolazione colonizzata al limite della sopravvivenza, con tutte le caratteristiche di una società dal terzo mondo” (12 novembre 1999). Studiosi e attivisti hanno solo adesso iniziato ad
analizzare quelli che definiscono “gli effetti cumulativi di queste esperienze storiche in genere sulle
comunità tribali e le generazione di oggi”. E, affinché il riconoscimento e rammarico per i vostri
errori/orrori, non derivi solo in una formale giustificazione per le azioni compite eludendo le
responsabilità per i vostri atti, chiediamo inoltre la divulgazione integrale di quanto accaduto nelle scuole: i crimini e chi li ha commessi e l’istituzione di un tribunale penale internazionale con il potere di citare, arrestare e perseguitare i responsabili; chiediamo che i sopravvissuti possano portare a casa i resti di tutti i bambini che sono morti in queste scuole per dar loro una degna sepoltura e stabilire dei luoghi pubblici alla loro memoria. Ci attendiamo quindi una risposta in merito, ripetiamo, una presa di coscienza che ponga fine al silenzio. Non vi è ragione perché questo non avvenga”.
Vogliamo sottoporre alla vostra cortese attenzione riguardo l'implicazione della Chiesa Cattolica nei crimini commessi nelle scuole residenziali canadesi e nelle boarding school americane.
Questi crimini sono ormai documentati e ampiamenti diffusi su Internet, ma trovano scarsa attenzione sui media e sui giornali; la nostra richiesta è di porre fine a questo ingiustificato silenzio. Nel giugno scorso il primo ministro canadese Stephen Harper ha chiesto ufficialmente scusa per gli orrori commessi in queste scuole, sancendo, con questo atto, se non giustizia, il riconoscimento ufficiale degli orrori commessi in queste scuole. Più di 100.000 nativi americani furono costretti dal governo degli Stati Uniti a frequentare scuole cristiane. Il sistema, che ha avuto inizio con il presidente Grant nel 1869, è continuato anche nel 20° secolo. Funzionari della Chiesa, missionari, e le autorità locali hanno preso i bambini dai loro genitori e li hanno spediti nelle scuole cristiane, le Boarding School, e costretti altri ad iscriversi nelle scuole cristiane delle riserve. Sono stati separati dalle loro famiglie, per la maggior parte dell’anno, talvolta senza una sola visita della famiglia.
Praticamente imprigionati nelle scuole, i bambini hanno sperimentato una devastante litania di abusi, di assimilazione forzata e abusi sessuali e fisici. L’escalation di abusi sessuali sulle scuole delle riserve è continuata fino alla fine degli anni 1980. Le sevizie fisiche e psicologiche, le torture, gli stupri, i reati sessuali, gli omicidi e tutti gli altri atti di violenza, aggravati dal comportamento silente ed omertoso fin qui sistematicamente osservato dalla Chiesa, non possono e non devono essere ulteriormente nascosti.
Tali crimini, che hanno avuto come conseguenza la morte, solamente nel Canada, di 50.000 bambini Nativi Americani, strappati alle loro famiglie con la complicità dei governi e costretti con la forza alla conversione culturale e religiosa, con la finalità e il modus operandi definito dal Diritto Internazionale come “Genocidio”.
Studiosi e attivisti hanno solo adesso iniziato ad analizzare quelli che definiscono “gli effetti cumulativi di queste esperienze storiche in genere sulle comunità tribali e le generazione di oggi”. Effetti in molti casi devastanti. Kevin Annett ha realizzato un documentario, “Unrepentant: Kevin Annett and Canada’s Genocide”, che è stato premiato, al New York Independent Film and Video Festival nel 2006 e come miglior documentario al Los Angeles Independent Film Festival nel marzo 2007; descrive la storia personale di Kevin Annett quando, nelle veste di reverendo, si è scontrato con la Chiesa Unita per il suo interessamento ai fatti accaduti nelle scuole residenziali canadesi e il genocidio commesso dai responsabili religiosi di queste scuole, e riporta numerose testimonianze dei nativi sopravvissuti.
Questo documentario è stato, oggi, da noi sottotitolato in italiano, chiediamo che sia trasmesso
integralmente, siamo a disposizione per fornirlo a chiunque sia interessato a mandarlo in onda.
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commerciale e ai soli fini di diffusione informativa. Per tutti gli altri casi è espressamente vietata la copia, la diffusione, anche parziale di questo documento senza l’autorizzazione, da inoltrare a: info@nativiamericani.it
Attualmente è possibile vederlo su http://www.nativiamericani.it. Stiamo attivando una campagna
informativa per far conoscere questi fatti, i loro responsabili diretti e indiretti. Chiediamo il
vostro supporto e il vostro aiuto. Ci rendiamo conto che non è una richiesta semplice, ma facciamo
appello al vostro senso di responsabilità e giustizia, ai valori civili e democratici che siamo certo
animano il vostro lavoro, affinché essa sia accolta. La maggioranza di queste scuole scuole - lager era gestita dalla Chiesa Cattolica, e per la restante parte da altre Chiese. Potete facilmente trovare
informazioni dettagliate sul sito http://www.hiddenfromhistory.org, sul nostro Blog http://www.nativiamericani.it ma anche su centinaia di siti internet. Aiutateci a ristabilire la verità, a
dare giustizia a tutti i bambini uccisi e senza nome, senza degna sepoltura, ai sopravvissuti e alle loro famiglie. Aiutateci a far sì che la Chiesa Cattolica riconosca ufficialmente e pubblicamente la propria responsabilità diretta in questi crimini.
Quella che segue è la nostra personale lettera inviata al Vaticano, scrivi anche tu
una tua lettera e diffondi la verità.
Lettera indirizzata a: Archivio segreto del Vaticano asv@asv.va, Radio Vaticana
sedoc@vatiradio.va, dirgen@vatiradio.va, Uffico Internet della Santa Sede ufficio-internet@net.va;
office@net.va, “L’Osservatore Romano” ornet@ossrom.va, Diocesi di Roma
segreteriagenerale@vicariatusurbis.org, Ufficio Stampa e comunicazioni sociali del Vicariato di
Roma comsoc@roma.chiesacattolica.it, stampa@vicariatusurbis.org, Famiglia Cristiana
famigliacristiana@stpauls.it, direzionefc@stpauls.it, Vatican Information Service vis@pressvavis.
va,Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali giuliodori@chiesacattolica.it,
f.mazza@chiesacattolica.it, Centro Televisivo Vaticano ctv@ctv.va
06/11/2008
“Scriviamo la presenta lettera per chiedere che la Chiesa Cattolica riconosca ufficialmente e
pubblicamente la propria responsabilità diretta nei crimini commessi nelle scuole residenziali
cattoliche canadesi e nelle Boarding School cattoliche americane. A seguito di questa richiesta,
chiediamo l’istituzione di un’inchiesta approfondita sui responsabili, diretti e indiretti, di tali crimini, che hanno avuto come conseguenza la morte, solamente nel Canada, di 50.000 bambini Nativi Americani, strappati alle loro famiglie con la complicità dei governi e costretti con la forza alla conversione culturale e religiosa, con la finalità e il modus operandi definito dal Diritto Internazionale come “Genocidio”. Il 9 dicembre 1948, la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di Genocidio, all’articolo II, ha definito il Genocidio come uno dei seguenti atti effettuato con l’intento di distruggere, totalmente o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso:
1. Uccidere membri del gruppo;
2. Causare seri danni fisici o mentali a membri del gruppo;
3. Influenzare deliberatamente le condizioni di vita del gruppo con lo scopo di portare alla sua
distruzione fisica totale o parziale;
4. Imporre misure tese a prevenire le nascite all’interno del gruppo;
5. Trasferire forzatamente bambini del gruppo in un altro gruppo.
Il termine Genocidio è stato definito quindi dall’ONU come “Gli atti commessi con l’intenzione di
distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Anche la
sottomissione intenzionale di un gruppo a condizioni di esistenza che ne comportino la scomparsa sia fisica sia culturale, totale o parziale, è di solito inserita sotto la definizione di genocidio. Ciò che è stato fatto in queste scuole, sotto la diretta gestione della Chiesa Cattolica e di altre Chiese, rientra
pienamente nella definizione del crimine di Genocidio intenzionale, e in quella di Etnocidio. Per questi crimini, la Chiesa Cattolica non ha mai ammesso la propria responsabilità, è giunta l’ora che la verità debba essere conosciuta da tutti, anche a seguito delle scuse ufficiali del Primo Ministro canadese Stephen Harper del giugno scorso, che sancisce, con questo atto, se non giustizia, il riconoscimento ufficiale degli orrori perpretati in queste scuole. Più di 100.000 nativi americani furono costretti dal governo degli Stati Uniti a frequentare scuole cristiane. Il sistema, che ha avuto inizio con il presidente Grant nel 1869, è continuato anche nel 20° secolo. Funzionari della Chiesa, missionari, e le autorità locali hanno preso i bambini dai loro genitori e li hanno spediti nelle scuole cristiane, le Boarding School, e costretti altri ad iscriversi nelle scuole cristiane delle riserve. Sono stati separati dalle loro famiglie, per la maggior parte dell’anno, talvolta senza una sola visita della famiglia. Praticamente imprigionati nelle scuole, i bambini hanno sperimentato una devastante litania di abusi, di assimilazione forzata e abusi sessuali e fisici. L’escalation di abusi sessuali sulle scuole delle riserve è continuata fino alla fine degli anni 1980. Le sevizie fisiche e psicologiche, le torture, gli stupri, i reati sessuali, gli omicidi e tutti gli altri atti di violenza, aggravati dal comportamento silente ed omertoso fin qui sistematicamente osservato, non possono e non devono essere ulteriormente nascosti. Non si può più chiudere gli occhi su quella che è ormai una realtà comprovata e documentata, e questo non accadrà fino a che la giustizia non farà il suo corso. Attendiamo una vostra presa di coscienza pubblica, che, ponendo fine al silenzio, possa restituire, almeno in parte, giustizia alle vittime del vostro operato, ai sopravvissuti e alle loro famiglie, nonché a tutti i popoli Nativi Americani, poiché, le vittime di tali crimini non furono soltanto i 50.000 bambini morti delle scuole residenziali, ma anche i sopravvissuti, la cui attuale condizione sociale è stata descritta dai gruppi per i diritti umani delle Nazioni Unite come
quella di “una popolazione colonizzata al limite della sopravvivenza, con tutte le caratteristiche di una società dal terzo mondo” (12 novembre 1999). Studiosi e attivisti hanno solo adesso iniziato ad
analizzare quelli che definiscono “gli effetti cumulativi di queste esperienze storiche in genere sulle
comunità tribali e le generazione di oggi”. E, affinché il riconoscimento e rammarico per i vostri
errori/orrori, non derivi solo in una formale giustificazione per le azioni compite eludendo le
responsabilità per i vostri atti, chiediamo inoltre la divulgazione integrale di quanto accaduto nelle scuole: i crimini e chi li ha commessi e l’istituzione di un tribunale penale internazionale con il potere di citare, arrestare e perseguitare i responsabili; chiediamo che i sopravvissuti possano portare a casa i resti di tutti i bambini che sono morti in queste scuole per dar loro una degna sepoltura e stabilire dei luoghi pubblici alla loro memoria. Ci attendiamo quindi una risposta in merito, ripetiamo, una presa di coscienza che ponga fine al silenzio. Non vi è ragione perché questo non avvenga”.
"La mia colpa è quella di essere un Nativo Americano! ...La tua?"
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